Il noto musicista reggae ivoriano è stato nominato Ambasciatore della pace della CEDAO. Un incarico che utilizzerà certamente per denunciare interessi di parte e ingiustizie, come ha sempre fatto con la sua musica e come ha dimostrato nel corso della stessa cerimonia di investitura.
Era il 1983 quando uscì Jah Glory, album d’esordio di Seydou Konè, in arte Alpha Blondy, pioniere del reggae africano. Nato il 1° gennaio 1953 a Dimbrokro (Costa d’Avorio), l’artista è diventato sin dai suoi primi lavori un’icona della musica impegnata, firmando brani di forte impatto non solo da un punto di vista ritmico, ma anche per i testi in bilico tra denuncie sociali e slanci profondamente spirituali. Basti segnalare canzoni come “Apartheid is a nazism”, inclusa nell’omonimo album (1985), chiara accusa al regime razzista sudafricano; o ancora “Journalistes En Danger”, singolo del 1999 realizzato per sostenere il fondamentale diritto alla libertà di stampa e di opinione, i cui proventi sono stati devoluti per aiutare quei giornalisti imprigionati a causa delle loro opinioni politiche.
Alpha Blondy, che ha dato un nuovo volto al reggae, attraverso la musica si è avvicinato e ha permesso alla sua stessa audience di avvicinarsi a una dimensione “spirituale”, come dimostrano i dischi Jerusalem e Dieu. Il primo, composto con i Wailers, inneggia all’unità e al dialogo religioso, includendo riferimenti alla Torah, al Corano e alla Bibbia; il secondo, lo ha realizzato dopo una forte crisi esistenziale causata dalla tensione e da un crollo psicologico, che lo avevano spinto a tentare il suicidio. L’artista ivoriano, che canta in inglese, francese e in dioula, la sua lingua madre, è riuscito sempre a rialzarsi, a reagire di fronte alle difficoltà che ha incontrato lungo il suo cammino, trovando sostegno nella spiritualità e nella musica.
Il 14 novembre scorso, durante una cerimonia tenutasi a Port Harcourt (Nigeria), Alpha Blondy è stato nominato Ambasciatore della pace della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (CEDEAO). Un riconoscimento prestigioso che suggella il suo impegno sociale come artista. Nel discorso di ringraziamento, il musicista reggae ha affermato: «Sono un uomo che ha conosciuto gli orrori del caos, dell’arroganza e dell’intolleranza. Colgo questa occasione solenne per lanciare un messaggio forte, per gridare la mia indignazione davanti alla desolazione che la guerra provoca ovunque, laggiù, qui, in qualsiasi luogo. Il mio messaggio è un invito all’amore, alla solidarietà e alla condivisione. Il tempo della nostra auto-flagellazione e della nostra autodistruzione è finito. Dico quindi, facciamo guerra alla guerra! Vorrei, con la scusa della mia semplicità, avere l’audacia di proporvi d’abolire la guerra sia all’interno della CEDAO, sia in tutte le organizzazioni africane e internazionali […] Decidere per una risoluzione che abolisca la guerra è una necessità inderogabile».
Alpha Blondy ha voluto sfruttare questo momento importante per trasformare i suoi ringraziamenti in una decisa accusa verso la guerra e verso tutte quelle pratiche e quegli strumenti che la sostengono: dagli interessi finanziari al commercio delle armi, passando per la piaga della schiavitù, non ancora sradicata, che ha assunto nuove e più temibili forme.
«Non vi devo insegnare – ha aggiunto l’artista – che è l’instabilità politica che trascina l’instabilità economica ed è all’origine della nostra grande povertà. L’Africa non può sostenere il lusso della guerra e a maggior ragione il lusso di impantanarsi nella guerra. Poiché, se il volo di una farfalla ad Abidjan può creare un ciclone nelle Antille, va da sé che una guerra in Costa d’Avorio, in Nigeria, in Sierra Leone o in Liberia provoca un effetto domino in tutta la comunità della CEDAO: effetti politici disastrosi, effetti economici catastrofici».
Parole forti, coraggiose, pronunciate da un “semplice” musicista. Parole che raramente si sentono proferire dalla classe politica non solo africana. Nel mondo della musica, e in più generale nelle arti, ci sono sempre state e ci sono ancora oggi figure carismatiche che utilizzano il pentagramma e i palcoscenici per denunciare ingiustizie e per dare uno scossone all’establishment al potere.
Chissà se l’accorato appello di Alpha Blondy provocherà qualche effetto concreto all’interno della CEDAO, o se, come accade in altre organizzazioni regionali e internazionali, prevarranno i soliti interessi di parte e i soliti giochi politico-economici a scapito del bene comune?
Silvia C. Turrin
Articolo pubblicato nel 2009 in Focus on Africa