Era il 1998 quando uscì l’album dal titolo Oremi in cui troviamo la splendida “Voodoo Child”, cover di un noto brano del leggendario Jimi Hendrix. A firmarla è Angélique Kidjo, tra le artiste africane più apprezzate, divenuta popolare a livello internazionale non solo grazie alla sua musica. “Voodoo Child” è una di quelle canzoni che si ritrovano in varie compilation dedicate ai suoni della Madre Africa; è una di quelle canzoni che emblematicamente creano un ponte tra diverse culture. Scritto da un rocker afroamericano che ha segnato la storia della musica nera, questo brano ha assunto forme e ritmi tipici del Benin, terra d’origine di Angélique Kidjo, nonché paese per eccellenza del voodoo. Sin dai suoi esordi, la Kidjo ha sempre cercato di amalgamare tra loro atmosfere pop-rock coi paesaggi sonori della sua terra. Un dialogo e un intreccio musicale sviluppato in dischi quali Oyaya (2004), Djin Djin (2007) e ancora Oyo (2010): lavori in cui l’artista nata a Ouidah nel 1960 ha inserito echi di altri territori africani (come il Congo).
Il suo ultimo progetto musicale, Eve, è un omaggio intenso e sincero all’altra metà del cielo africano: alle donne della Madre Africa, un continente che supera avversità e riesce a resistere proprio grazie all’energia femminile.
Eve è anche dedicato alla madre di Angélique, Yvonne, il cui soprannome è proprio Eve. Apre il disco “M’Baamba”, brano tradizionale del Kenya, che la Kidjo ha cantato nell’estate 2013 in un villaggio Maasai nel distretto di Samburu. In questa zona del Kenya, l’UNICEF – di cui Angélique è ambasciatrice – sta portando avanti un progetto sanitario e alimentare, volto a migliorare la qualità della dieta giornaliera delle donne e dei loro figli. L’artista beninese, sensibile alle tematiche sociali, è rimasta talmente coinvolta da quanto ha visto in questa regione del Kenya da voler inserire nel suo nuovo disco proprio la canzone intonata per le donne Maasai. Un modo per invitare i suoi estimatori a prendere coscienza di certe problematiche, evitando di piombare in un’apatica indifferenza.
La Kidjo parla indirettamente in questo brano di malnutrizione. Lei stessa sottolinea: «Malnutrizione non significa non avere cibo. Significa piuttosto che il cibo che queste donne keniane stanno assumendo presenta proprietà nutritive molto scarse in termini di vitamine e proteine; un’insufficienza che si ripercuote anche sui loro figli durante l’allattamento. Questo ha conseguenze negative anche sullo sviluppo cerebrale dei bambini, tanto che quando avranno 19-20 anni il loro sviluppo cognitivo è come se fosse fermo a 11». Angélique è stata testimone di questo problema e ha visto anche come è possibile affrontarlo in modo efficace. Il disco Eve vuole essere un modo per omaggiare queste donne «bellissime, eleganti e sorridenti» – come afferma l’artista beninese, vincitrice nel 2007 del Grammy Awards per l’album Djin Djin. Queste donne, le donne del Benin, sua madre chiamata affettuosamente Eve, le donne che l’hanno preceduta, afferma la Kidjo, l’hanno ispirata, sono state i suoi “maestri di vita”, sono state esempi di resilienza! «È grazie a loro che ho imparato a essere la persona che sono oggi». In Eve c’è una grande forza dal punto di vista dei contenuti, c’è un mosaico di ritmi e di voci, come nella solare “Bomba” o come nel brano “Ebile” dove figura la partecipazione del Kronos Quartet.
Parallelamente a questo nuovo disco, Angélique Kidjo ha scritto Spirit Rising: My Life, My Music (Harper Collins, 2014), sorta di autobiografia in cui racconta il suo percorso iniziato in Benin. È la storia di una giovane ragazza nata in un paese povero – racconta l’artista – che poi scopre a soli 6 anni di voler e saper cantare. È la storia di una giovane che lascia la sua terra d’origine per approdare in Francia, poi negli Stati Uniti e che grazie a sacrifici e alla passione riesce a riempiere la sala della prestigiosa Carnegie Hall. Come la Kidjo ha dichiarato: «Con questo libro voglio lanciare un messaggio. Voglio dire che tutto è possibile quando ci si mette passione e quando si incontrano persone straordinarie. La musica mi ha portata a conoscere persone incredibili e a vivere esperienze eccezionali». Parole, queste, che trasmettono una grande forza, tanta speranza e un’incredibile resilienza, la stessa di cui sono dotate tutte le donne d’Africa.
Silvia C. Turrin
Info sul nuovo album EVE con intervista a Angélique Kidjo