Sui passi della grande musica nera

Grazie all’esposizione organizzata presso la Cité de la Musique di Parigi dall’11 marzo al 24 agosto 2014 gli appassionati della Black music potranno ripercorrere le storiche tappe di un viaggio che parte dalla Madre Africa e attraversa l’oceano Atlantico sino a giungere al delta del Mississippi.

EA_Salle Mama Africa © Mondomix
Di rado sono organizzate mostre esaustive, interattive, con varie tematiche che spiegano gli sviluppi e le varie diramazioni sonore che ha compiuto nel corso dei secoli la cosiddetta Black music. La rassegna organizzata presso la Cité de la Musique di Parigi si rivela un appuntamento eccezionale per i cultori della musica nera a 360°: un evento che colma un vuoto culturale. Un’occasione per [ri]-scoprire le radici del jazz e del blues, e immergersi in una polifonia di ritmi, di voci, di popoli. Voluta ardentemente da Marc Benaïche, profondo conoscitore delle “musiche del mondo”, Great Black Music – così il titolo dell’esposizione – è uno spazio visuale-sonoro dove carpire il linguaggio, non solo artistico, di espressioni musicali che affondano la loro origine nel continente africano.
Il percorso espositivo incomincia ricordando le leggende della musica nera: nella sala n.1 si ritrovano uno accanto all’altro artisti afroamericani, tra cui B.B. King, John Coltrane, Nina Simone, Ray Charles, Billie Holliday, Prince, e musicisti africani, come Youssou N’Dour, Miriam Makeba, Ali Farka Touré, Féla Kuti, Oum Kalsoum. I loro volti si ergono da una ventina di totem, come fossero “esseri eccezionali”, dotati della capacità di comunicare importanti messaggi attraverso le note che sgorgano dal loro strumento musicale, voce o sax, o chitarra che sia.In realtà, il vero viaggio parte dalla Sala n.2, chiamata “Mama Africa”. È in questo variegato, composito e straordinario continente che l’umanità ha mosso i primi passi ed è in questa terra così meravigliosa e fragile che sono stati emessi i primi suoni, le prime voci, i primi canti. È qui che le anime dei defunti, secondo una credenza diffusa tra gli schiavi del Nuovo Mondo, ritornavano, come per chiudere un cerchio di vita e morte.
Da un’altra prospettiva, è ancora in terra d’Africa che ritornano generi musicali nati oltreoceano: blues, jazz, soul, funk, rumba, reggae, hip-hop fioriti nelle Americhe a seguito della tratta degli schiavi si sono sospinti nuovamente verso la Madre Africa, mescolandosi con altre espressioni sonore locali, dando vita a nuovi stili.Questi percorsi nella storia della grande musica nera rivelano molti più significati, fatti e dinamiche di quanto in un primo momento si potrebbe pensare. Queste reciproche influenze sonore tra Africa e Nuovo Mondo toccano non solo la dimensione storica con la tragedia della tratta e della successiva diaspora africana, ma anche la dimensione culturale, sociale e politica. Tutto è intrecciato. La musica si manifesta il filo conduttore privilegiato per sottolineare quanto la società attuale in cui tutti viviamo sia il frutto di scambi, di dipartite e di ritorni, di incontri e di influenze reciproche. I “ritmi e i riti sacri” – raccontati nella sala n.3 – rivelano queste fusioni, questi intrecci culturali ben rappresentati, per esempio, dalla santeriacubana, bel sincretismo di cattolicesimo e animismo, o ancora dal genere maloya, tipico dell’Isola della Réunion, frutto della sintesi tra gospel, spiritual, canti tradizionali africani ed elementi della chanson française (per approfondire, si veda l’articolo dedicato a Nathalie Natiembé).Per capire come sono state possibili queste fusioni, la Sala n.4 riprende il filo della storia, prendendo come data simbolo il 2500 a.C. ovvero l’anno in cui è stata edificata la piramide di Cheope in Egitto, durante la IV dinastia. Una data non certo casuale, poiché secondo le più moderne scoperte archeologiche e antropologiche l’antica civiltà Egizia aveva un’impronta negro-africana (pioniere della teoria è Cheikh Anta Diop, in merito si veda l’articolo “Il risveglio dell’Africa […]“).
Ripercorre le tappe della musica nera significa ritornare alle origini dell’uomo, significa sfatare falsi miti storici e capire quanto sia “nera” l’umanità, quanto siano nere le Americhe (come descrive la Sala n.5) e quanto l’intero pianeta senta gli influssi della cultura nera (il “Global mix” della Sala n.6), soprattutto a livello artistico.In un mondo così permeato da una matrice nero-africana appaiono ancor più inconcepibili atteggiamenti razzisti, e altrettanto inammissibili programmi politici di stampo xenofobo. Great Black Music fa riflettere anche sull’identità culturale che si vuole dare all’Europa: a questo Vecchio Continente che per risvegliarsi dal torpore dovrebbe spezzare pregiudizi e populismi grotteschi, al contempo involutivi.

Silvia C. Turrin

Credits foto: © Mondomix;
Sito ufficiale dell’esposizione Great Black Music

great-black-musicGREAT BLACK MUSIC
Dall’11 marzo al 24 agosto 2014
Dal martedì al giovedì : dalle 12 alle 18
Venerdì e sabato fino alle 22
Domenica dalle 10 alle 18
Chiusura il 1° maggio, Festa dei Lavoratori.

Cité de la musique
221, avenue Jean Jaurès
75019 Paris
M : Porte de Pantin (M5 – T3)
http://www.citedelamusique.fr/

 

 

L’articolo è on line anche sul sito di SMA Afriche

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