Perché tanti africani decidono di abbandonare tutto – famiglia, amici, nazione, tradizioni – per approdare (se si è fortunati, vivi) in Europa?
Perché paesi africani con ingenti ricchezze nel loro sottosuolo hanno un enorme debito pubblico e una popolazione vicina alla soglia della povertà?
Queste e altre domande trovano in parte le risposte nel libro di Bowole Fataki dal titolo Il crollo di un paradiso terrestre nel cuore dell’Africa (Europa Edizioni, 2014), in cui si descrive il brutale saccheggio delle risorse della Repubblica Democratica del Congo. L’Autore, nato a Kinshasa nel 1952 quando la sua terra era chiamata ancora Zaire, traccia un excursus della storia di questo paese ricchissimo di minerali.
È proprio questa ricchezza che ha segnato il destino del cuore dell’Africa, di una Repubblica che stenta ancora a trovare una vera via democratica, a causa anche delle continue ingerenze dell’Occidente. Bowole Fataki ripercorre le tappe dell’esplorazione del bacino del Congo, ricordando tra l’altro l’atteggiamento decisamente poco caritatevole da parte di Henry Morton Stanley nei confronti dei portatori dei suoi numerosi, pesanti bagagli. Stanley è stato colui che ha aperto le porte al colonialismo, o meglio, a una brutale, spietata occupazione da parte di un piccolo staterello chiamato Belgio, governato da un re assetato solo di potere e di denaro.
Come scrive Bowole: “Re Leopoldo II non aveva mai visto direttamente una sola goccia di sangue versato dai propri sudditi congolesi, in effetti non aveva neppure mai messo i piedi in Congo”. Nonostante questo, Leopoldo trasformò il paese in una sua proprietà personale, diventando il Sovrano del Congo. Gli ultimi anni dell’Ottocento segnano la fine della pace e della tranquillità per questo immenso angolo nel cuore dell’Africa.
A partire dal colonialismo belga, crudele e sanguinoso, prende avvio un vero e proprio saccheggio delle ricchezze del Congo: dalla sua capacità idroelettrica al caucciù, passando per il copale (preziosa resina vegetale), per giungere infine alla razzia di minerali sempre richiesti da un Occidente assetato di ricchezza.
Rame, diamanti, oro, manganese, cobalto, stagno e il “famigerato” coltan (indispensabile per la produzione dell’80% dei cellulari), e poi caffè, il prezioso legname, il cotone, l’olio di palma, il mais, il riso e la manioca: è questo che ricercano le nazioni occidentali ed è questo scrigno di ricchezze la causa dei massacri avvenuti su questa terra che non appartiene ancora di diritto ai suoi abitanti.
Bowole Fataki ricorda che “il numero di morti che ha macchiato la storia del Congo dal 1880 in poi, è comparabile solo a quello dell’Olocausto”. Però questi sono morti dimenticate, che non hanno spazio sulle pagine dei giornali o nei reportage. Le morti sono state alimentate dalle assurde logiche della guerra fredda e poi dal neocolonialismo. Vere e proprie ecatombe agevolate da politici congolesi compiacenti e corrotti, a cominciare da Mobutu Sese Seko. Il breve sogno di un Congo davvero libero promosso da Patrice Lumumba fu stroncato sul nascere, distrutto ancora in un bagno di sangue con l’aiuto della CIA e dei belgi, nella più totale indifferenza delle forze delle Nazioni Unite a cui Lumumba aveva chiesto aiuto. La CIA e diverse potenze occidentali appoggiarono l’assassinio di Lumumba per dare spazio al più corruttibile Mobutu.
Il crollo di un paradiso terrestre nel cuore dell’Africa è un libro da leggere, non solo per capire la storia di una nazione cruciale per i destini dell’intero continente africano, ma anche per capire i motivi per cui tante persone fuggono dalle loro terre per approdare in Europa. La corruzione di politici africani e il saccheggio delle risorse minerarie e naturali sono i principali fattori della diffusa povertà nell’ex Zaire e in altri paesi africani. La colpa della povertà, delle guerre e dell’instabilità politico-sociale di varie nazioni africane è dell’Occidente, che “sceglie” capi di governo compiacenti, che alimenta la corruzione e che agevola l’esportazione di risorse nazionali di paesi come la Repubblica Democratica del Congo: un’esportazione che di fatto è un furto legalizzato di beni che apparterrebbero di diritto alla popolazione. Quell’antico paradiso quale era il vecchio Congo è stato spogliato e distrutto da uomini avidi, che hanno gettato un’ombra oscura sul cuore dell’Africa. Solo figure integre come Lumumba potranno far rifiorire quel paradiso originario, esistente prima del saccheggio dell’Africa da parte di un famelico e razzista Occidente.
Silvia C. Turrin
Il crollo di un paradiso terrestre nel cuore dell’Africa
Bowole Fataki
Europa Edizioni, 2014
Pagg. 200
€ 13,90