Visioni dall’invisibile. Il cinema dipinto del Ghana

Una mostra organizzata dal Centro Studi Archeologia Africana a Rimini rivela la creatività immaginativa degli artisti fautori delle locandine di film nigeriani e ghanesi.

Era il 1992 quando uscì il film Living in bondage del regista nigeriano Chris Obi Rapu. Scritta da Kenneth Nnebue e Okechukwu Ogunjiofor, questa pellicola si può dire che segna l’inizio del vero successo del filone cinematografico definito Nollywood. Sebbene già a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso vennero realizzati numerosi film nigeriani, solo negli anni Ottanta le produzioni incominciarono ad assumere un interesse più vasto, sia grazie alle storie narrate – che vedono tra l’altro un intreccio tra estetica teatrale africana e performance di strada -, sia per effetto della loro diffusione tramite emittenti televisive locali e video a basso costo di stampo amatoriale. Il film Living in Bondage, proprio per l’enorme successo di pubblico ottenuto, apre dunque le porte al filone Nollywood: così chiamato per suggellare la mecca del cinema nigeriana (come l’Hollywood statunitense), divenuta addirittura tra le prime industrie cinematografiche a livello mondiale per numero di film prodotti.

Le trame sono talvolta discutibili, alcune basate su un miscuglio di effetti che ripropongono in chiave commerciale e superficiale rituali animisti con invocazioni di spiriti. Qui tuttavia non vogliamo tanto parlare di questo tipo di film, quanto piuttosto dei Manifesti che accompagnano proprio tali pellicole. Questi poster davvero particolari per forme e colori li troviamo non solo in Nigeria, ma anche in Ghana, paesi accomunati dal fatto che l’industria cinematografica è diventata sempre più popolare, nel senso di vicinanza al popolo e alle popolazioni rurali. I film in questione sono una sorta di combinazione tra telenovele latino-americane, telefilm statunitensi, cinema indiano e tradizione autoctona.

Il cinema dipinto del Ghana

I poster di questi film vengono realizzati da artisti locali, senza che questi, in molti casi, abbiano visto la storia narrata nella pellicola, rivelando in ciò un’incredibile immaginazione. Tali Manifesti racchiudono l’influenza della cultura (non solo) africana contemporanea e delle credenze native connesse strettamente all’animismo. Non a caso, nei poster si possono osservare elementi della natura, come un serpente, o delle tartarughe, o ancora degli scheletri, tutte espressioni di tradizioni animistiche ben radicate nelle società dell’Africa occidentale.

Come ha affermato lo sceneggiatore Walter Hill, questi particolari Manifesti sembrano essere “molto più interessanti dei film stessi”. Proprio a questi poster della Nigeria e del Ghana è dedicata una mostra a Rimini, presso FAR, galleria comunale d’arte moderna e contemporanea, organizzata dal Centro Studi Archeologia Africana di Milano.

L’esposizione dal titolo “Visioni dall’invisibile. Il cinema dipinto del Ghana” inaugurata il 13 dicembre 2014 e curata da Gigi Pezzoli – studioso e appassionato africanista, che ha raccolto alcuni di questi Manifesti – rivela l’abilità di artisti africani, il più delle volte non affatto celebri, nel plasmare locandine che si trasformano in vere e proprie opere d’arte. Sono Manifesti che fondono il passato con la modernità, mode urbane con saperi atavici, dimensione terrena e pagana con squarci del mondo degli antenati.

 

A cura di Silvia C. Turrin
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articolo on line anche sul sito SMA Società Missioni Africane

“Visioni dall’invisibile. Il cinema dipinto del Ghana”
Fabbrica Arte Rimini, Palazzo del Podestà
piazza Cavour – Rimini
info: 0541 704416 / 704414

www.riminifar.it

www.riminirec.it

www.museicomunalirimini.it

ingresso libero

La mostra rimarrà aperta fino all’8 febbraio 2015

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