L’etichetta britannica Strut Records ha pubblicato nell’ottobre 2014 una straordinaria raccolta dal titolo “Spirit of Malombo”, che restituisce la meritata dignità, non solo artistica, a un grande percussionista sudafricano, fondatore della nota band Malombo Jazz Makers
La storia troppo spesso viene narrata attraverso resoconti di battaglie o cronache di scontri sociali tra fazioni politiche opposte o tra forze sociali antagoniste. La storia di un paese può essere però raccontata analizzando il ruolo delle arti e della cultura in una determinata epoca. Se guardiamo per esempio al Sudafrica notiamo quanto il mondo della musica abbia rivestito un ruolo non secondario nella lotta contro il regime di apartheid. Potremmo qui citare vari nomi di artisti famosi a livello internazionale, come Miriam Makeba e Abdullah Ibrahim, che hanno contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale verso la questione del razzismo e dello sfruttamento economico in Sudafrica. Ci sono tuttavia altri musicisti che hanno aiutato, spesso in sordina, a contrastare le ingiustizie sociali e i soprusi politici in terra sudafricana.
Qui vogliamo tracciare un profilo di Julian Bahula, percussionista straordinario e produttore discografico, nonché attivista impegnato nella liberazione di Nelson Mandela e del popolo sudafricano durante l’apartheid. Delle sue origini si sa ben poco, anche a causa del fatto che nel Sudafrica del XX secolo molti black non venivano censiti o incontravano resistenza nel farlo, sia per motivi strettamente personali-familiari ed “etnici”, sia per motivi burocratici-amministrativi. È certo però che Julian Bahula ha scritto pagine importanti della storia del jazz sudafricano e internazionale, iniettandovi nuovi slanci sul piano ritmico e melodico. Fu lui uno degli artefici del genere definito Malombo, dal nome del gruppo di cui Julian faceva parte insieme al polistrumentista Philip Tabane e il flautista Abe Cindi. Tra la decade dei Sessanta e i primi anni Settanta del XX secolo, i Malombo hanno spopolato in Sudafrica. Parallelamente, Bahula, Cindi e Tabane, insieme al chitarrista Lucky Ranku fondarono i famosissimi Malombo Jazz Makers; insieme, nel 1971, presero parte a un tour artistico-teatrale clandestino con Steve Biko e il Theatre Council of Natal, con l’obiettivo di promuovere i messaggi del Movimento della Consapevolezza Nera (la sola voce nera rimasta con la messa al bando dell’ANC e del PAC).
Nel ’73, a causa dell’intensificarsi della repressione politico-sociale contro i neri da parte dell’élite bianca al governo, Julian Bahula fu costretto all’esilio, rifugiandosi in Inghilterra. Malgrado la distanza dalla sua terra natia, Julian è riuscito a lavorare alacremente a favore della lotta anti-apartheid, appoggiando le iniziative del maggiore partito di opposizione, l’African National Congress (sebbene fosse un partito costretto a operare nella clandestinità). Oltre a fondare una sua band, denominata Jabula – che in lingua zulu significa “gioire”, “rallegrarsi” – Julian utilizzò ogni occasione per sostenere il Movimento Anti-apartheid, diffondendo notizie relative alla lotta contro il regime razzista edificato con l’uso criminale della legge e della forza da parte del governo di Pretoria. Dagli Stati Uniti alla Nigeria, da Cuba alla Francia, dal Portogallo ai paesi scandinavi, Julian Bahula ha lanciato messaggi a favore della liberazione di Mandela e a sostegno dell’ANC e del Presidente Oliver Tambo.
Per contrastare l’ideologia razzista, Julian, negli anni ’80, decise di fondare una nuova band dal nome Jazz Afrika, a sottolineare la centralità della musica, al di là delle appartenenze etniche e nazionali. Il gruppo era infatti costituito da musicisti di diversa estrazione e provenienza: dal danese Michael Nielson e dall’inglese Dave Chambers ai sax, dai sudafricani Mervyn Africa (tastiere) e Lucky Ranku (chitarra), dall’italiano Roberto Bellatalla (bassista), e poi da Dill Katz e Chucho Merchan (basso), Peter Segona (tromba) e Alan Jackson (batterista).
Instancabile creativo, Julian Bahula decise nel 1983 di dare vita a una propria casa discografica, la Tsafrika Productions, tramite la quale portò sulla scena musicale europea tanti artisti africani, ma non solo. Con la Tsafrika produssero album svariati musicisti, tra cui Manu Dibango, Lee Konitz, Hugh Masekela, Archie Shepp, Lester Bowie’s Brass Fantasy, Youssou N’dour.
Ma il 1983 è ricordato soprattutto per la Campagna internazionale per il rilascio di Mandela e di tutti i prigionieri politici in Sudafrica. Pochi sanno che il primo concerto organizzato in onore di Nelson Mandela venne lanciato proprio da Julian Bahula e dalla sua Tsafrika Productions, in collaborazione con il Movimento anti-apartheid. Fu organizzato sempre nello storico 1983, il 18 luglio, presso l’Alexandra Palace.
A questo straordinario evento, per celebrare il 65° compleanno di Madiba e per far pressioni affinché fosse liberato, prese parte, su invito di Julian, anche Hugh Masekela, altro musicista sudafricano in esilio. Il Live del 1983 fu da stimolo, cinque anni dopo, nell’organizzare un evento simile al Wembley Stadium di Londra, che ebbe maggiore risonanza a livello internazionale per gli artisti che vi parteciparono, tra cui Peter Gabriel, Simple Minds, Dire Straits, Youssou N’Dour, Little Steven, Miriam Makeba e Hugh Masekela).
Finalmente negli anni ’90, dopo la liberazione di Mandela e il successivo smantellamento del regime di apartheid, Julian Bahula – come altri musicisti ed esiliati – poté ritornare nuovamente in Sudafrica, apportando nuovi stimoli creativi in ambito artistico. Straordinario è per esempio il cd “Wind of Change”, realizzato in collaborazione con Chico Freeman, Peter Lemer, Geoff Castle, Micky Jacques e altri musicisti. Purtroppo, un terribile incidente fermò la sua forza e la sua inventiva, costringendolo per molto tempo in ospedale, in una condizione tra la vita e la morte. Ma ancora una volta la sua forza prevalse, facendolo miracolosamente sopravvivere alla tragedia.
Grazie al sostegno di amici, colleghi musicisti, familiari, Julian è riuscito a riprendersi, tanto da sentire l’urgenza di scrivere nuova musica, ispirata alla sua esistenza così piena di un’energia combattiva e propositiva. Il risultato è un cd dal titolo emblematico “Live Again”.
Per omaggiare e per far conoscere alle nuove generazioni questo grande artista sudafricano, l’etichetta inglese Strut ha pubblicato il doppio album “Spirit of Malombo”, eccezionale raccolta di brani firmati da Julian Bahula, composti tra il 1966 e il 1984. Sono tracce che racchiudono non solo la storia di questo grande artista, ma anche della sua terra natia, poiché la musica da lui composta è inevitabilmente ispirata a quanto avvenuto in Sudafrica nel ’900 secolo di dittature, fascismi, soprusi, i cui strascichi permangono tutt’oggi. Ancora una volta, la musica, anche quella prodotta da Julian Bahula, ha cercato di cambiare a proprio modo la storia e forse, in parte, la musica c’è riuscita, creando in tanti individui una nuova coscienza sociale.
Silvia C. Turrin – l’articolo è pubblicato anche in SMA Afriche
Malombo Jazz Makers – “Abbey’s Body” [from Spirit of Malombo]
Julian Bahula’s Jazz Afrika – “Son of the Soil” (1983)