27 aprile 1994 – le prime elezioni libere in Sudafrica

Dal mio libro “Il movimento della Consapevolezza nera in Sudafrica” un estratto in cui ricordo questo storico ed emozionante evento…

dall’Introduzione

L’inizio degli anni ’90 del secolo che si è di recente concluso, rappresenta una fase assolutamente fondamentale nella storia del Sudafrica, in quanto indica, da un lato, la progressiva fine di una lunga, tormentata epoca, impregnata di odio razziale, e dall’altro, segna l’avvio di un nuovo percorso politico-esistenziale di un paese dotato di straordinarie potenzialità culturali ed economiche.

Dopo secoli di dominazione coloniale da parte di una minoranza bianca, dopo decenni di repressione, di annullamento delle libertà e dei diritti fondamentali della maggioranza della popolazione sudafricana, e dopo un intenso processo di negoziazioni durato quattro anni, tra il 27 e il 30 aprile 1994, in un clima sia interno che internazionale di generale euforia, si svolsero le prime elezioni multirazziali e democratiche, basate sul principio ‘one person one vote[1].

Tale momento storico vide un imponente coinvolgimento e partecipazione del popolo sudafricano: si stima che il diritto di voto l’abbia esercitato l’87% dell’elettorato attivo[2]. Ciò diede vita ad una miriade di lunghe e colorate file di elettori, la maggior parte dei quali, per la prima volta nella loro vita, liberamente sperimentavano il diritto di voto, un diritto imprescindibile per l’edificazione di una società democratica. In quei giorni, ricchi di pathos, di aspettative, ma anche di paure, stava germogliando la ‘Rainbow Nation[3], alla cui presidenza si stava accingendo Nelson Mandela, il quale, dopo ventisette lunghi anni di prigionia, divenne il simbolo, la guida spirituale, umana e politica di una nuova nazione.

Il 10 maggio 1994, l’interesse della comunità internazionale era concentrato sull’ufficiale investitura di Rolihlahla (nome xhosa di Nelson Mandela) in qualità di primo presidente della Rainbow Nation. Al suo fianco prestarono giuramento anche Thabo Mbeki (attuale presidente del Sudafrica) come primo vice presidente e Frederik Willem de Klerk, come secondo vicepresidente. Quel giorno, difronte ai rappresentanti politici degli stati di tutto il mondo, difronte a chi si era battuto, in Sudafrica e all’estero, per l’affermazione delle libertà e dei diritti fondamentali di ogni individuo, e di fronte a quei pochi che ancora credevano nella superiorità culturale e razziale dei bianchi, terminava ufficialmente una delle epoche più oscure, più brutali e incivili della storia umana.

Sudafrica - Ginsberg (township di King William’s Town)

Sudafrica – Ginsberg (township di King William’s Town)

[1]Diciannove milioni di persone, circa l’87% dell’elettorato attivo, si recarono alle urne. I risultati delle elezioni videro il trionfo della linea politica dell’African National Congress (ANC), che ottenne 12.337.655 voti (62,62%) su un totale di 19.726.579, avendo così a disposizione all’Assemblea Nazionale 252 seggi. Per un approfondimento relativo ai risultati elettorali delle prime elezioni multirazziali in Sudafrica, si segnalano il testo di James Barber, South Africa in the Twentieth Century, Oxford, Blackwell Publishers, 1999, p.312; Andrew Reynolds, ‘The Results’, pp.182-220, in Election ‘94 South Africa. The campaigns, results and future prospects, London, James Curray; Cape Town, Johannesburg, David Philip; New York, St. Martin’s Press, 1994; e l’articolo, ricco di spunti critici, di Roger Southhall, “The South African Elections of 1994: the Remaking of a Dominant-Party State”, in The Journal of Modern African Studies, Vol.32, n.4, 1994, pp.629-655.
[2]La definizione di Rainbow Nation è stata coniata dall’arcivescovo Desmond Tutu per descrivere, in sintesi, le caratteristiche del ‘nuovo Sudafrica’: “elle traduit bien sûr l’association des différentes communautés sudafricaines en un nouvel ensemble et elle évoque l’aube d’un jour nouveau”, Cfr. Dominique Darbon, “Le pays de l’arc-en-ciel”, in Hérodote, n.82/83, 1996, p.5. Tale definizione rappresenta dunque un concetto evocativo e significativo sul quale fondare la nuova nazione e dal quale partire per creare una società realmente multirazziale e tollerante verso ogni tipo e genere di ‘differenza’.
[3]Le elezioni in Sudafrica del 1994 vennero definite da molti ‘miracolose’ , perchè, innanzitutto, dimostravano che era realmente arrivato “le temps de la réconciliation raciale, prélude à une nouvelle ère, celle de la démocratie libérale”, Cfr. Stephen R. Graubard, “Peut-on encore parler de miracle sud-africain?”, in Géopolitique, n.63, 1998, pp.47,48; secondariamente, si trattò di elezioni ‘inclusive’, attraverso la ‘reincorporazione’ di quegli elementi rimasti isolati, seppur a differenti livelli, durante il regime di apartheid. “Reincorporation will mean not only rationalizing former homeland administrations into new South African regions, but also incorporating the rural masses of these ten territorial units…into the mainstream of the South African political system”, Cfr. Alexander Johnston, “South Africa: the election and the emerging party sistem”, in International Affairs, Vol.70, n.4, 1994, pp.726,727.

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